L’introito “Puer natus est nobis” nella versione del Graduale Triplex
Un bambino è nato per noi,
un figlio ci è stato dato:
sulle Sue spalle è la Sua sovranità,
e sarà chiamato Rivelatore del mistero di Dio.
Cantate al Signore un canto nuovo: perché ha compiuto meraviglie.
Testo di Carlo Fiore:
Le melodie gregoriane devono alla loro struttura lineare la definizione di tre stili che, almeno teoricamente, sono ben definiti: lo stile sillabico, quello semiornato e quello ornato. Le differenze consistono nella presenza di una sola nota per ogni sillaba piuttosto che poche o molte, ma naturalmente il repertorio rifiuta una suddivisione così netta e presenta molti casi in cui i tre stili si fondono l’uno nell’altro. Per quanto riguarda l’ambito intervallare, più un intervallo è ampio, più è usato con parsimonia, tanto che le seste sono già molto rare; il moto melodico privilegiato è per gradi congiunti, di più facile emissione da parte dei cantori. I frequenti casi in cui gli stili melodici si incrociano obbediscono a una logica tanto estetica quanto funzionale alla corretta ed espressiva prosodia del testo, obiettivo per il quale il gregoriano mette in opera anche una singolare concezione ritmica resa con stupefacente precisione dai neumi. Una corretta resa ritmica delle melodie gregoriane è infatti quella che si serve del “tempo sillabico” (cioè l’influsso che la collocazione degli accenti tonici ha di volta in volta all’interno delle parole) e dell’agogica (il complesso delle leggere modificazioni dell’andamento apportate a un pezzo durante la sua esecuzione per ragioni squisitamente interpretative) per mantenere il significato verbale e per enfatizzarne la retorica. In tal modo lo studio “oratoriale” del testo (ossia teso a valorizzare il messaggio con la musica e non a confonderne la percezione; l’intonazione della melodia e la resa degli “stacchi” neumatici (i punti in cui gli amanuensi, specialmente di scuola sangallese, interrompevano il segno grafico per sottolineare una cesura) costituiscono delle valide e storicamente motivate precondizioni per l’interpretazione del canto gregoriano. Un ulteriore elemento strutturale di questo repertorio, vivo retaggio della teoria musicale paleocristiana, è l’inquadramento modale delle melodie. Esaminati in molta illustre trattatistica, da sant’Agostino a Boezio, a Isidoro di Siviglia, i modi vengono definiti tramite le successioni scalari che ne esemplificano l’ethos (cioè il carattere espressivo). NelMedioevo i modi riconosciuti sono otto: i quattro di derivazione classica, dorico o protus, frigio o deuterus, lidio o tritus, misolidio otetrardus, a cui vanno aggiunti i quattro modi derivati dalla trasposizione al grave del primo “tetracordo” (quattro note) degli originali, chiamati come i primi ma con l’aggiunta del prefisso “ipo-” (che ne indica la posizione più bassa): ipodorico, ipofrigio, ipolidio, ipomisolidio. Ciascun modo ha due note di riferimento spesso portatrici di cesure all’interno delle frasi musicali: la finalis e la repercussio, attorno alle quali viene organizzato il sistema gregoriano delle cadenze (che fungono da note d’avvio o di chiusura), elemento integrativo dello stile melodico e dell’articolazione ritmica nel complesso dell’esecuzione e dell’ascolto.